mercoledì 5 novembre 2008

LA CARTAPESTA


Disegni di: Max De Giorgi

LA CARTAPESTA















La lavorazione della cartapesta è un mestiere tipico del Salento. E’ un’arte molto antica e pregiata pur essendo praticata con materiali poveri: carta, acqua,colla d’amido e per la struttura interna, paglia e fil di ferro cui si aggiungono gesso e colori.
Nata in Cina si diffuse in Francia ed in Inghilterra e successivamente in Germania, venne importata a Lecce forse da Venezia o dalla Spagna nel ‘600. In questi anni il mestiere parte in sordina:  i cartapestai si affiancano agli orafi, agli scalpellini, agli intagliatori e agli indoratori, lasciando poche tracce famose di quel periodo: una Madonnina conservata nel Palazzo ducale di Cavallino e due mezzi busti sacri conservati nella Chiesa di Sant’Antonio a Nardò. A partire dal ‘700 l’arte della cartapesta subisce una vera e propria fioritura soprattutto grazie all’aristocrazia, agli ordini religiosi e ai conventi e alle autorità che sollecitano le botteghe a una produzione continua. L’aristocrazia infatti credeva, commissionando statue ai cartapestai con le quali adornare le proprie case e cappelle private, di assicurarsi un posto in paradiso. Ma la cartapesta nasce soprattutto come impegno religioso in un contesto mistico e pagano; il clero infatti nel periodo in cui imperversavano le tesi luterane, aveva bisogno di riavvicinare i fedeli alla chiesa attraverso la proposta di madonne, santi e crocefissi capaci di toccare le anime dei devoti. La leggerezza della cartapesta inoltre, rendeva facile il trasporto delle statue nelle processioni. A Lecce, le prime opere firmate risalgono a questo periodo ed il primo impor
tante maestro riconosciuto è Pietro Surgente ( 1742- 1827), che era noto in città come “Mesciu Pietru de li Cristi”. Durante l’800 quest’arte trionfa, varcando i confini del Salento: i maestri De Lucrezi, Maccagnani, Manzo, De Pascalis, Sacquegna, Malecore, Guacci, Longo e Carretta vengono premiati in concorsi internazionali. Di alcuni di essi si possono ammirare, ancora oggi, alcune statue sacre nelle chiese di Lecce e di molte città d’Italia.
E' nel nostro secolo che si profila il suo declino.
Negli anni ‘30 un arcivescovo di Otranto giudica le statue dei cartapestai prive del decoro necessario a un’opera sacra. Il Vaticano, pur ribadendo che si può fare arte sacra anche con materiali poveri, mette in guardia dall'esagerato verismo, dalle tinte troppo appariscenti. Infatti in quegli anni, allettati dalla prospettiva di facili guadagni, molti s’improvvisarono cartapestai e numerose botteghe di barbiere divennero anche laboratori di cartapesta. L’imperizia e la superficialità portarono a realizzare opere assai mediocri, determinando quel decadimento che negli anni ’70 portava alla quasi totale scomparsa delle botteghe di cartapesta. Oggi della scuola dei vecchi maestri resta il metodo tradizionale ma c’è un’ampliarsi dei soggetti. Naturalmente, dato che la vitalità originaria della cartapesta traeva origine da un mondo ormai scomparso, diversi sono oggi i committenti di questi lavori. Attualmente i cartapestai creano scenografie di sacre rappresentazioni, moderne maschere per il teatro, carri allegorici per il carnevale e presepi natalizi. In alcuni casi le tecniche sono cambiate come per gli angeli prodotti con un nuovo impasto plastificato, che escono in serie dalla bottega più “industrializzata” della città e sono richiestissimi dal mercato americano. Ma anche nella società tecnologica, l'arte della cartapesta resta qualcosa di più che non la sola perpetuazione di un’antica tecnica: è una tensione artistica che la sottrae dalle cadute commerciali o di gusto, per questo oggi è ancora possibile intravedere nei vicoli dei centri storici, le statue di cartapesta ad asciugare al sole. Anche a Gallipoli la cartapesta ha vissuto il suo momento di splendore intorno all’inizio del 1900 soprattutto ad opera di Agesilao Flora capostipite della scuola gallipolina che lasciò ai due suoi allievi Luigi Scorrano e Giuseppe Pantile, il compito di mandare avanti l’attività. Del Maestro Flora rimangono molte testimonianze sacre conservate in varie chiese della città. Ai giorni nostri a Gallipoli, l’arte della cartapesta sembra riprendere vigore; nel centro storico in particolare, si creano, oltre a soggetti tradizionali, complementi d’arredo e oggettistica. 
A livello amatoriale, singoli ed associazioni, realizzano le scenografie dei presepi, i pupi raffiguranti l’anno vecchio, bruciati l’ultimo dell’anno, nonché i carri allegorici da far sfilare durante il Carnevale gallipolino.













Le foto sono state scattate presso:

"La bottega delle bambole - Artigianato Artistico" (produzione e vendita)
Gallipoli (LE) Via A. De Pace, 52/54

martedì 28 ottobre 2008

Metodologia di ricerca

a cura di Elisa Busti

Il Progetto UNPLI a cui noi volontari abbiamo lavorato è intitolato “La Storia dell'artigianato nella Terra dell’Antica Rudiae” e tende soprattutto a far conoscere i tratti tipici del nostro territorio e, in particolare, l’artigianato.
Tra gli obiettivi ci sono quello di sensibilizzare i residenti e soprattutto i giovani (tenendo conto che molte testimonianze vengono da parte di artigiani anziani), riscoprire e valorizzare i mestieri antichi che sono caratteristici della nostra cultura e capire, attraverso questa ricerca, se ci sono margini per la loro rilocalizzazione considerando che molti di essi, per effetto della nascita e diffusione di piccole e medie imprese, sono andati via via scomparendo.

LE TECNICHE
Abbiamo sviluppato il progetto seguendo diverse tecniche.
In un primo momento abbiamo lavorato alla raccolta di informazioni specifiche sulla storia dell’artigianato e sulla nostra città, recandoci in biblioteca in cerca di testi di riferimento o rivolgendoci al nostro formatore e navigando in rete.
Abbiamo anche visitato il museo di Alezio, dove sono conservati molti reperti sui Messapi rinvenuti durante gli scavi nella stessa zona, per fare un confronto tra le tecniche e i manufatti del passato e quelle odierne.
In questa fase ci siamo però accorti, anche alla luce dei diversi incontri di formazione nei quali ci sono stati chiariti meglio gli obiettivi del progetto, e alla luce delle schede inviateci da compilare per il “censimento” delle attività artigianali, che occorreva dare un diverso taglio alla ricerca.

Così abbiamo reimpostato il lavoro e ci siamo concentrati maggiormente sulle attività artigianali odierne e abbiamo pensato di prendere contatti con gli artigiani del luogo.
Per i contatti con gli artigiani abbiamo discusso con il nostro formatore sulla presenza di botteghe a Gallipoli ancora funzionanti; abbiamo così individuato una lista di nomi utilizzando il campionamento ragionato per rendere la selezione più snella e mirata, e dopo, abbiamo telefonato a queste persone dal nostro Ufficio Informazioni presentandoci come Associazione Pro Loco, ben nota a Gallipoli, e spiegando il progetto.
Per i contatti ci hanno aiutato il nostro formatore il Prof. Schirosi e la nostra tutor Prof.ssa Pagliarini per cui non abbiamo avuto problemi a fissare un appuntamento.
Nella fase di compilazione delle schede ci siamo serviti delle interviste a queste maestranze gallipoline.
La tecnica utilizzata è stata quella dell’intervista faccia a faccia.
Abbiamo preparato alcune domande da fare ad ogni persona intervistata e abbiamo deciso di optare per una linea non-direttiva di modo da consentire una certa libertà di discorso all’intervistato, quindi ci siamo orientati su un tipo di intervista semi-strutturata. Tutti i colloqui sono stati “a tandem”: si sono svolti alla presenza di 2 di noi in qualità di intervistatori e sono durati in media 30 – 45 minuti.
Non abbiamo imposto un limite rigido di tempo, ma non abbiamo superato mai i 60 minuti di conversazione.
Superate le titubanze iniziali, riscontrate in quasi tutti i colloqui, le persone intervistate hanno preso confidenza con noi e siamo riusciti a ottenere le informazioni di cui avevamo bisogno.
Per la maggior parte abbiamo annotato le risposte su carta, poiché in alcune situazioni abbiamo ritenuto che l’uso di un registratore avrebbe irrigidito maggiormente i nostri interlocutori, così abbiamo lasciato perdere.
Nel contempo ha assunto un ruolo fondamentale l’osservazione del contesto perché per il progetto ci occorrevano foto degli strumenti maggiormente utilizzati dagli artigiani e della bottega; osservare perciò è stato necessario per riuscire a valutare anche l’impatto che il tempo ha avuto su certe attività.
La maggiore difficoltà incontrata è stata quella di farci dare informazioni dettagliate per la compilazione delle schede, come, ad esempio, la grandezza in mq del locale in cui si svolge il lavoro, oppure la spiegazione nel dettaglio delle diverse fasi di lavorazione dei prodotti.
La tendenza riscontrata più di frequente, invece, è la propensione da parte di ogni artigiano, a raccontare di come il proprio mestiere non esista quasi più in quanto nessuno ha intenzione di impararlo.

L’ANALISI
Il nostro lavoro si è concentrato su 5 mestieri in particolare, alcuni prettamente tipici della nostra città:
• il fabbro
• il ceramista
• il nassaiolo
• il cartapestaio
• il mastro d’ascia
Per rispondere agli obiettivi del progetto abbiamo costruito le domande di modo che corrispondessero ad alcuni argomenti che volevamo venissero fuori dall’intervista.
L’elenco prevedeva 13 domande per alcune abbiamo lasciato libertà di risposta e possibilità di argomentare, per altre dove era prevista una risposta più concisa
( 9-12-13 vedi allegato 1) abbiamo dato le alternative di risposta.

Alcune domande quali:
• Che scuole ha frequentato?
• Quali sono gli strumenti che utilizza maggiormente per il suo lavoro?
• A cosa servono e come si utilizzano?
• Saprebbe dirci a che periodo risalgono?
• Esistono tecniche particolari di lavorazione?
• Dove si rifornisce delle materie prime?
• Vende i suoi prodotti direttamente o a terze persone?
rispondono a delle specifiche esigenze del progetto. Si tratta, infatti, di informazioni utili a conoscere meglio il mestiere, le fasi di lavorazione e gli strumenti tipici che si utilizzano; le risposte forniteci sono servite a compilare le schede “mestieri” e “oggetti”.
Altre domande quali:
• Quando ha iniziato la sua attività?
• Come si è avvicinato a questo mestiere (hobby, tradizione)?
• Espone in qualche mostra locale (permanente o temporanea)?
sono state introdotte allo scopo di valutare la trasformazione che il mestiere ha subito nel tempo.
Ogni artigiano, con l’unica eccezione della ceramista, ha appreso il proprio lavoro dal padre, dal nonno o da qualche familiare, per cui abbiamo registrato una tradizione di famiglia nelle attività prese in esame.
In tutti e cinque i casi gli intervistati hanno appreso il loro mestiere molto precocemente, da adolescenti e alcuni addirittura da bambini come nel caso del mastro d’ascia che già all’età di sei anni aiutava sul cantiere suo padre e suo nonno nella costruzione delle barche.
La domanda sull’esposizione di mostre non era applicabile a tutti i casi presi in esame, ma abbiamo deciso di inserirla per dimostrare come alcune attività siano sopravvissute grazie ad un loro riutilizzo puramente decorativo.
Se alcuni mestieri,come quello del mastro d’ascia o del fabbro che a causa della nascita di piccole e grandi industrie sono andati via via scomparendo restando realtà uniche vive esclusivamente “per fortuna” sul territorio, altre attività come quella del ceramista, del cartapestaio o del nassaiolo, pur avendo perso la loro utilità nella vita quotidiana, sono state convertite in attività artigianali artistiche.
Infatti sia la ceramista che il nassaiolo che la cartapestaia posseggono locali d’esposizione dov’è possibile vedere e acquistare gli oggetti prodotti.
Per quanto riguarda le mostre, nel caso della cartapesta l’artigiana intervistata, ha esposto per alcuni anni in una mostra temporanea locale, mentre la ceramista possiede un locale di esposizione permanente di sua proprietà dove ha anche la sua attività commerciale di vendita.
Altre domande come:
• Quali sono le richieste sul mercato oggi secondo la sua esperienza?
• E’ un mestiere che giudica redditizio?
• Lo consiglierebbe ai giovani?
sono state introdotte invece proprio per rispondere a quello che secondo noi è l’obiettivo più importante del progetto: sapere se c’è possibilità di rilocalizzare queste attività, ovvero se è possibile evitare che mestieri e saperi antichi e preziosi possano essere recuperati e non cancellati dal tempo o dalle trasformazioni sociali ed economiche a cui va incontro la società.

I RISULTATI
DOMANDA: Quali sono le richieste sul mercato oggi secondo la sua esperienza?


Traducendo graficamente le risposte si nota subito come, dal punto di vista della domanda, gli artigiani ritengono che il proprio mestiere è assolutamente in discesa. Perfino ceramica e cartapesta non riscontrano aumenti di richieste il che è maggiormente significativo se si tiene conto del fatto che le interviste sono state realizzate alla fine della stagione estiva appena trascorsa.

DOMANDA: E’ un mestiere che giudica redditizio?


In questa domanda si nota che solo una persona giudica il proprio mestiere redditizio e si tratta del mastro d’ascia. Questo si può spiegare tenendo conto del fatto che Gallipoli è una città di mare la cui risorsa economica prevalente è la pesca. Fra le attività prese in esame quindi, è facile che risulti più produttiva la riparazione o la costruzione di pescherecci.
Lo stesso nassaiolo (anche questo tipico mestiere legato alla pesca), infatti, sostiene che la sua attività non gli consente di guadagnare tantissimo ma il giusto. Questo risultato si può leggere, nuovamente, come un declino delle attività artigianali prese in esame.
Le risposte che ci sono state fornite fino a questo punto, mettono in luce come per gli intervistati il cambiamento dei tempi e della società non consentono economicamente una rifioritura del mestiere.


DOMANDA: Lo consiglierebbe ai giovani?


Solo in quest’ultima domanda si assiste ad un’inversione di tendenza: gli intervistati consiglierebbero ancora l’attività ai giovani, infatti tre degli intervistati facendo riferimento allo loro esperienza durante le interviste, più volte dicono di aver comunque vissuto dignitosamente facendo il proprio lavoro anche se ultimamente le richieste non sono molte e il mestiere sembra ormai in declino.


CONCLUSIONI
Per rispondere agli obiettivi del progetto, quindi si può affermare che, sebbene economicamente questi mestieri non consentirebbero un facile inserimento nel mondo del lavoro e un guadagno adeguato alle necessità della vita quotidiana, probabilmente il fatto che siano sopravvissuti al tempo e che gli artigiani li consiglierebbero ancora fa supporre che, opportunamente sostenuti e valorizzati dalle istituzioni con corsi, iniziative ed esposizioni, essi possano essere non solo da supporto al turismo ma anche testimonianze di una cultura locale che non si può cancellare e che fa ancora da ponte tra il passato e il presente.

lunedì 27 ottobre 2008

IL MASTRO D'ASCIA



Disegni di: Max De Giorgi

IL MASTRO D'ASCIA


Il maestro d'ascia (anche mastro d'ascia) era una professione di spicco dei vecchi cantieri navali, essendo un artigiano specializzato nella lavorazione del legno, in particolar modo nella costruzione delle imbarcazioni di vario tipo. Il suo lavoro seguiva quello dei progettisti navali e si svolgeva negli “scali” , nei “bacini” o semplicemente sulla spiaggia, e la sua esperienza consisteva nel realizzare incastri speciali come: “biette”, “spine“, "chiodi”, “grappe” per tene
re uniti l’ossatura e il fasciame dello scafo, cioè collegare la “chiglia” e i “paramezzali” ai “
madieri”, alle “costole”, ai “bagli”. I tipi di legno normalmente utilizzati erano: Quercia, Olmo, Pino, e in epoca più recente Pitchpine, Teack. La prima fase nella costruzione di un'imbarcazione in legno era l'ordinazione da parte del Committente al Direttore di Cantiere, che in base alle richieste ne prefissava la “stazza”, la “lunghezza”, e il tipo di “alberatura” in funzione sia del carico da trasportare che della velocità da mantenere.
Eseguiti i primi disegni in scala ridotta del complessivo e delle varie parti, si passava a disegnare, su un pavimento in legno (lisciato ed imbiancato, in un grande capannone) le dimensioni naturali dei singoli pezzi da costruire. Disegni che servivano da “seste” agli artigiani per realizzare i singoli oggetti in scala reale.
A questo punto iniziavano a lavorare i maestri d'ascia; lo strumento maggiormente utilizzato era la tipica ascia con il “ferro” perpendicolare al manico. L’ascia veniva utilizzata nelle operazioni di carpenteria naval
e che prevedevano la lavorazione e la sagomatura di parti di imbarcazioni medio grandi. Essa permette di sgrossare velocemente anche i legni più duri, fa camminare il lavoro e al contempo se usata con maestria lo rifinisce.
In carpenteria navale l’ascia veniva utilizzata sia su parti curve come le ossature, i madieri, le ruote di prua e poppa, sia su parti rettilinee come gli alberi delle navi, per renderne la sezione da rotonda a ovale. Nell’evoluzione delle costruzioni navali, delle tecnologie costruttive e dei materiali utilizzati questo particolare utensile estremamente duttile e versatile al punto da conferire il nome ad una professione, il “maestro d’ascia”, è stato abbandonato; nella costruzione di piccole barche non trova quasi impiego e al contempo tutta una serie di utensili elettrici ne hanno sostituito l’uso pratico.

La nostra PRO LOCO

La Pro Loco di Gallipoli nasce nel 1998 e svolge da sempre una serie di attività prevalentemente di natura socio-culturale rivolte a soddisfare le aspettative dei residenti ma anche delle migliaia di turisti italiani e stranieri che frequentano la nostra città e il territorio circostante. Con le varie attività si punta alla conoscenza dell’ambiente, della storia, delle tradizioni al fine di tutelare e salvaguardare il passato e non manca in questo la collaborazione con associazioni e circoli culturali e con gli enti pubblici. L’Ufficio Informazioni ormai è un importante punto di riferimento e dà risposte esaurienti alle molteplici e più svariate richieste attraverso la distribuzione di un vario materiale informativo, attraverso il sito internet e i contatti di collaborazione instaurati con le strutture ricettive di Gallipoli, con i comuni limitrofi e con varie agenzie. Da sottolineare, alla reception, la presenza dei ragazzi del SCN per il quale la Pro Loco di Gallipoli, già da 5 anni, è accreditata. Tra le attività, importante è quella svolta dal servizio visite guidate, attivo da 8 anni (anche in francese e inglese), che, con un personale altamente qualificato, copre i principali centri della provincia, rappresentando un valido punto di riferimento per agenzie italiane e straniere che, anche attraverso internet, vengono a conoscenza dei vari pacchetti proposti. Durante la stagione estiva (luglio-settembre) la Pro Loco organizza un interessante cartellone dell’ “Estate Gallipolina” che comprende qualificati e molto attesi eventi di cultura, arte, musica finalizzati alla conoscenza del territorio e alla promozione turistica. Nel corso dell’anno non mancano collaborazioni con associazioni presenti sul territorio per organizzare manifestazioni di vario genere (convegni, mostre, concorso di presepi), con istituti scolastici, con alcuni dei quali sono stati firmati dei protocolli d’intesa, al fine di collaborare congiuntamente nello svolgimento di attività volte a promuovere e valorizzare la cultura locale e realizzare progetti destinati a sensibilizzare gli studenti sull’importanza della conoscenza storica del loro territorio. Non mancano iniziative di solidarietà a favore di associazioni quali la Lega Tumori, Cuore Amico e Telefono Azzurro. Quanto sopra va pianificato e organizzato nei minimi dettagli con la collaborazione sinergica dei volontari della Pro loco (gli iscritti al momento sono 260) che, con dedizione e altruismo, mettono a disposizione le proprie esperienze e capacità non scoraggiandosi davanti ai problemi o difficoltà burocratiche.

Cos'è l'UNPLI

L’UNPLI è l’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia, nasce nel 1962 ed è presente in ogni regione italiana con le sue strutture periferiche regionali, provinciali e di bacino coordinate da tre Vicepresidenti con competenze precise su tre diverse aree geografiche: Nord, Centro e Sud. E’ un’organizzazione dotata di un Consiglio Nazionale composto dai rappresentati dei vari Comitati Regionali e ha compiti decisionali, la realizzazione pratica invece è affidata ad una Giunta Esecutiva e alla Presidenza alla quale spettano anche compiti di rappresentanza. Infine l’organizzazione è dotata anche di una Segreteria Nazionale che si occupa dell’informazione, dei vari problemi amministrativi e fiscali, dei quesiti specifici sottoposti dagli affiliati e della loro tutela legale. Oggi l’UNPLI rappresenta sul territorio nazionale più di 6100 Pro Loco iscritte, vanta un totale di circa 600.000 soci ed è entrata a far parte del Consiglio Nazionale del Forum Permanente del Terzo Settore. Per quanto riguarda gli attori istituzionali, l’UNPLI vede oggi ampiamente riconosciuto e valorizzato il proprio ruolo sociale da parte del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da quello degli Interno e dalla Presidenza del Consiglio, con i quali intrattiene continui e fruttuosi rapporti di collaborazione. Per quando riguarda il mondo delle imprese, l’Unione lavora in partenariato con importanti realtà italiane ed internazionali quali Fondiaria Sai, Tiscali, Italiana Assicurazioni, SIAE ecc. Con riguardo infine alle relazioni nell’area del volontariato e dell’associazionismo, è di grande prestigio e di fondamentale importanza la stretta collaborazione instaurata con la ANPCI (Associazione Nazionale Piccoli Comuni d'Italia), sancita dal protocollo d’Intesa del 2003. L’UNPLI è quindi una grande famiglia che si occupa di riunire e supervisionare la maggior parte delle Pro Loco italiane da sempre impegnate nello sviluppo delle attività turistiche, in particolare per quel che concerne i prodotti tipici dell'enogastronomia e dell'artigianato locale, le tradizioni popolari, la tutela e la salvaguardia dei patrimoni storico-artistici, architettonici, culturali e ambientali.